Il Biodistretto del Monviso: un’opportunità concreta

Bio d’Oc Monviso, la rete d’imprese che punta a valorizzare le produzioni biologiche delle Valli del Re di Pietra, guarda al futuro con un obiettivo: la creazione di un biodistretto, per concretizzare il lavoro svolto sin qui. Lo scenario è interessante, perché, dopo un’attesa lunga quindici anni, il Senato ha posto il suo sigillo sul disegno di legge 988 sull’agricoltura biologica e – dopo il passaggio in Commissione – anche la Camera sembra prossima all’approvazione definitiva (si parla di novembre).

Venerdì 8, alla Scuola Malva Arnaldi di Bibiana, si è fatto il punto insieme a Mino Taricco, senatore cuneese che ha seguito da molto vicino l’iter della legge, che ben s’inserisce in un quadro più generale di maggiore attenzione al mondo che ci circonda.
«Negli ultimi anni l’Unione Europea ha compiuto delle scelte ben precise e sappiamo che, nella nuova Pac (Politica agricola comune), molte risorse saranno vincolate a comportamenti ritenuti virtuosi nei confronti dell’ambiente e della sostenibilità. Tra gli obiettivi per il 2030 ci sono la riduzione del 50% dell’uso dei pesticidi chimici e la destinazione del 25% dei terreni agricoli all’agricoltura biologica. Una necessità per il pianeta e un’opportunità da cogliere».

La legge sul bio ha suscitato un dibattito politico acceso a causa di quello che Taricco definisce «un approccio “scientista” obsoleto da parte di una porzione non piccola del mondo accademico. Siamo stati attaccati per l’equiparazione, nel testo di legge, tra biologico e biodinamico, ma è stato un pretesto: la verità è che qualcuno vede, nell’affermazione del biologico, un problema per l’agricoltura tradizionale».

Sul merito della critica, Taricco chiarisce: «L’equiparazione obbliga chi segue il biodinamico a rispettare, come minimo, le regole del biologico. Sin qui, invece, non c’era una definizione chiara di biodinamico. Il paradosso è che abbiamo inserito il biodinamico nel testo della legge su richiesta degli organismi di controllo del Ministero!».

BIOLOGICO, RADICI PROFONDE

Il biologico, nelle Valli del Monviso, ha una lunga storia che parte da molto lontano: da una tradizione da sempre rispettosa della biodiversità e della produzione di nicchia anche per ragioni geo-morfologiche, cosa che ha reso questa terra pioniera del bio in Italia.

Gianfranco Marengo di Bio d’Oc Monviso ha ripercorso le vicende di (ormai) quasi quarant’anni fa: «Nel 1982 nasce la Commissione nazionale cos’è biologico. Vi partecipano, tra gli altri, alcuni giovani agricoltori della nostra zona (alcuni sono oggi in Bio d’Oc Monviso). Nel 1988 è fondata l’Associazione nazionale biologico, presieduta da Armando Mariano, mentre nel 1989 muove i primi passi l’Associazione produttori biologici cuneesi, che partecipa ad attività di sperimentazione con l’università e gli enti di ricerca. La Regione Piemonte ha il merito di crederci, offrendo il suo contributo. Il 1991 è un anno da incorniciare, in cui si raccolgono i frutti degli sforzi compiuti: il 24 giugno è varato il Regolamento Cee 2092/91, relativo al metodo di produzione biologico dei prodotti agricoli, con relativa indicazione sui prodotti stessi. Da quel momento, si sa di cosa si parla quando si fa riferimento al biologico. Nello stesso periodo, nasce Agri.Bio Piemonte».

«La nostra terra – ha concluso Marengo – ha una posizione di leadership nel biologico nazionale. Ed è grazie a queste profonde radici che può avere senso parlare di biodistretto».

«È il momento di innestare un meccanismo che crei ricchezza locale all’insegna del bio» ha sottolineato Dario Martina della cooperativa Il Frutto Permesso, una delle realtà trascinatrici di Bio d’Oc Monviso. «Ma, per riuscirci, non bastano gli agricoltori: la filiera corta è fondamentale. In questo periodo propedeutico alla nascita del biodistretto – chiarisce Martina – abbiamo avuto il sostegno delle risorse legate al Psr – misura 16.4, che promuove le risorse di filiera locali. Determinante, quindi è il coinvolgimento delle amministrazioni locali, dei ristoratori e del territorio il generale. Per questo abbiamo sponsorizzato numerose iniziative culturali e sportive che hanno valorizzato le nostre valli, da Suoni del Monviso alla 100 Miglia del Monviso, passando per il festival Scritto Misto. Abbiamo stimato di aver contattato e proposto assaggi a circa 150.000 persone».

«Stiamo attraversando un’emergenza planetaria che in questi mesi si sta manifestando in modo sempre più evidente – ha aggiunto Martina –. Il Biodistretto può essere una delle risposte a livello locale, ma è indispensabile un’alleanza tra gli enti pubblici, le aziende agricole, i trasformatori, gli operatori della ristorazione e del commercio».

PAROLA CHIAVE: ALLEANZA

«Alleanza è la parola chiave – ha concordato Francesca Neberti, assessora del Comune di Saluzzo –. Ed è molto positivo che il nostro territorio riesca a suscitare attenzione su temi di così stretta attualità, basandosi sulle proprie peculiarità».

«I prodotti buoni e giusti sono sempre più attesi e cercati sul mercato – ha evidenziato il sindaco di Cavour Sergio Paschetta –. La coscienza delle persone su queste necessità sta aumentando».

«Il buono ce l’abbiamo, non è in discussione – ha asserito la collega di Barge Piera Comba –. Sul pulito ci siamo lavorando da tempo, ma ormai è chiaro a tutti che non possiamo più farne a meno. Sul giusto cominciano i dolori, perché produrre bio richiede investimenti di denaro e di tempo e non può competere con chi fa grandi numeri, magari nascondendosi dietro un fittizio “greenwashing” (cioè un’attenzione all’ambiente più di facciata che di sostanza, ndr). Come territorio, dobbiamo promuovere e difendere il “giusto vero”. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo indicato i prodotti di Bio d’Oc Monviso nel capitolato per la mensa scolastica».

Anche il Parco del Monviso intende fare la sua parte: «In Francia i parchi hanno avuto un ruolo fondamentale per la promozione del territorio e della sua economia», ha sottolineato il presidente Dario Miretti.

POSSIBILITÀ DI FINANZIAMENTO

Sulle possibilità di finanziamento del futuro biodistretto, Mino Taricco è ottimista: «Le risorse ci sono, ma prima di parlare di denaro occorre avere un’ottica precisa su come investirlo. Le scelte devono essere strategiche, non tattiche. Bisogna disegnare un futuro, non giovarsi di contributi per due o tre anni».

Al momento i bandi nazionali non finanziano i biodistretti (un concetto non ancora recepito dalla legislazione italiana) bensì i cosiddetti distretti del cibo, che possono coinvolgere anche aziende non bio («Magari si potrebbe estendere il progetto anche a loro, per aiutarle nella transizione verso il biologico», ha ipotizzato Gianfranco Latino, funzionario regionale).

Sullo sfondo ci sono i cospicui fondi del Piano nazionale ripresa e resilienza (Pnrr), che prevedono finanziamenti a fondo perduto e prestiti a condizioni di estremo favore. «Si parla di cifre ingentissime, ma è un treno in corsa che occorre essere pronti a prendere – ha detto Taricco –. Prima è necessaria una vera condivisione sul territorio dello spirito e degli obiettivi. Occorre che la produzione biologica sia considerata da tutti come un valore su cui fondare lo sviluppo futuro di queste valli, come hanno fatto le Langhe con il vino».

Un breve riassunto video del convegno.